Sesto San Giovanni, 07 ottobre 2016
Sono 3361 i metalmeccanici licenziati in Lombardia dall'inizio dell'anno, 659 rispetto all'ultima rilevazione statistica relativa al trimestre luglio-settembre.
Rispetto a un anno fa, il ricorso alla mobilità si è attenuato, nello stesso periodo dell'anno nel 2015 ci furono infatti 4403 licenziamenti. Anche nel riscontro mese su mese gli esuberi segnano il passo, facendo registrare addirittura un dimezzamento (1229 lavoratori licenziati).
Nella torta dei licenziamenti fanno la parte del leone i distretti industriali di Varese (145), Milano (142) e Bergamo (114). Valori leggermente più bassi a Brescia (62), Monza e Brianza (72), Como (48) e Lecco (41). Nel complesso la riduzione dei licenziamenti è quasi generalizzata.
"Mentre infuria la battaglia referendaria, dei metalmeccanici che non hanno contratto, scioperano e sono sottoposti a esuberi, si parla sempre meno. C'è il rischio concreto che entro fine anno in Lombardia si sfondi la soglia psicologica dei 5000 licenziamenti: un'enormità se si considera l'arretramento della base economico-produttiva di questi ultimi anni e la contrazione delle produzioni”, argomenta Mirco Rota, segretario generale della FIOM Cgil Lombardia.
“Ancora una volta – aggiunge Rota - siamo di fronte a una diminuzione che maschera problemi di sistema ben radicaticome dimostrano le vertenze aperte di Alstom Ferroviaria, Linkra, Belleli, giusto per fare qualche nome. La cassa integrazione e i licenziamenti diminuiscono, ma contestualmente non c'è un aumento di quegli indicatori che ci dicono che la ripresa sia stata agganciata. Senza provvedimenti eccezionali, siamo destinati ad assistere a un lento declino dei settori un tempo trainanti dell'economia lombarda, un tempo locomotiva d'Europa. Regione Lombardia deve prendere atto di questa situazione e intervenire, stimolando la crescita e tutelando i settori che oggi risentono dell'assenza di investimenti e innovazione tecnologica".